domenica 31 ottobre 2010

Che fine ha fatto l'attentato a Belpietro? I perche' di un depistaggio

Visto che non ne parla più nessuno - e immagino il perché - voglio sollevare o, meglio, risollevare una questione: che fine ha fatto l'attentatore di Maurizio Belpietro? Che fine ha fatto il killer solitario armato dalle campagne d'odio della sinistra? Che fine ha fatto il piano strategico per mettere a tacere una voce libera e scomoda che tanto dà fastidio ai "comunisti"?

Scusate, ma dopo tutto il cancan mediatico, dopo fiumi di dichiarazioni sdegnate e dopo una trentina di (falsi) allarmi sul prossimo ritorno del terrorismo, credo che sia diritto di tutti sapere. Dov'è l'attentatore? Qual era l'attentato? Quel era il piano politico che c'era dietro?
Io mi rendo conto che l'opinione pubblica è molto ma molto impegnata ad interessarsi del caso di Avetrana e non può occuparsi di altro. Tuttavia dopo la mitragliata di sparate e rivelazioni sensazionalistiche, credo che abbiamo il diritto di sapere e di avere spiegazioni.
Il killer di Belpietro lo vogliamo vedere in faccia; i documenti strategici dei terroristi li vogliamo leggere. E' l'ora della chiarezza.
Ma quello che temo è un altro scenario: l'oblio. Dell'attentato a Belpietro non si parla più, archiviato perché è meglio così. Non c'è notizia, direbbero i giornaliasti perfettini. Quelli allineati e coperti.
E invece la notizia c'è: la notizia è che con l'attentato fantasma a Belpietro è stata inscenata una (mini) campagna politica nella quale i soliti noti sono corsi ad inzuppare il pane della demagogia, della propaganda grossolana, del vittimismo da sempre utilizzato dagli sfruttatori che hanno storicamente dato tutte le colpe agli schiavi. Del killer e dei "brigatisti" non si parla più, perché intanto il chiacchiericcio che è rimasto impigliato nelle orecchie delle "sore Cecioni", o casalinghe di Voghera, o spettatori di Rete 4 o del Tg1, Studio Aperto o Tg5 è sufficiente: basta un po' di propaganda per innaffiare i luoghi comuni. E chissene frega della verità. Domandate a qualcuno di loro dell'attentato a Belpietro: diranno che c'è stato davvero, che nel nostro paese ci sono pericolosi vendicatori che di notte si aggirano nei condomini.
E allora credo che, al pari dei sit-in sotto la Rai e al pari di tante sacrosante battaglie (come la solidarietà ai giornalisti non "famosi" minacciati dalle mafie che non hanno la scorta e che rischiano il loro posto di lavoro) una campagna civica sarebbe quella di chiedere verità e chiarezza sull'attentato a Belpietro. O chiedere, politicamente ed eticamente, conto di questa ondata disinformante che si è abbattuta sul popolo italiano. Conto di questo vero e proprio depistaggio civile, etico e morale.
Basta tirare il sasso e nascondere la mano. Che fine ha fatto il killer di Belpietro? Lo vogliamo sapere. E' un nostro diritto e un vostro dovere.
Altrimenti? Andatevi a nascondere

gianni.cipriani@globalist.it

Nota a margine: ripropongo alcune tra le centinaia di dichiarazioni di quei giorni. Come si vede, le risposte erano già pronte. Dubbi, nessuno. Ma analisi politiche che si basavano sul nulla.

"Solo io Feltri e Fede siamo sotto scorta""Quel che mi è accaduto lo collego certamente ad un clima di odio che c'è in questo Paese", ha detto Belpietro, "Basta navigare su qualche sito per rendersene conto. Se c'è qualcuno che si propone di farmi secco e si augura che qualcun altro lo faccia, il clima non è dei migliori. Non credo si possa parlare di uno squilibrato. Non era un ladro, un ladro non gira con una pistola in mano, ma al limite con un piede di porco"."Sono preoccupato per questo clima che genera episodi come quello successo a Belpietro. Purtroppo non e' il primo e temo non sarà l'ultimo". Così il ministro dell'Interno Roberto Maroni manifesta la sua preoccupazione per la possibilità di altri attentati dopo l'agguato di cui è stato vittima due giorni fa il direttore di Libero Maurizio Belpietro.Come è noto- aggiunge Cicchitto – gli apprendisti stregoni che stanno in campo si fanno anche concorrenza sul piano di chi fa affermazioni piu’ spericolate. L’esempio classico e’ stato il discorso di Di Pietro alla Camera contro Berlusconi. Purtroppo, guardando i giornali di oggi, vediamo che alcuni di loro hanno chiaramente e volutamente sottovalutato un episodio che, solo per caso e per merito della scorta di Belpietro, ha evitato possibili conseguenze drammatiche“.Daniele Capezzone, portavoce Pdl, in una nota afferma: "Esprimo vicinanza e solidarietà a Maurizio Belpietro, ai suoi familiari, agli uomini della scorta, ai redattori di Libero. Spero che nessuno sottovaluti l’episodio di ieri, e che troppi seminatori di odio riflettano su un clima letteralmente avvelenato". "Solo nell’ultimo mese si contano: l’aggressione contro Marcello Dell’Utri, l’analoga azione squadristica contro Renato Schifani, il lancio del fumogeno che avrebbe potuto sfregiare il leader della Cisl Bonanni, e ora l’attacco armato contro Maurizio Belpietro. Che altro deve accadere?". Anche il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi, parla di "vittima di un sempre più preoccupante clima di odio che grava sul Paese, che non può non sfociare prima o poi in atti di vera e propria violenza". "Che cosa deve ancora accadere in Italia - si chiede Bondi - affinché i maggiori esponenti della sinistra prendano le distanze da coloro che incitano continuamente alla demonizzazione degli avversari politici con parole irresponsabili e gravide di odio?".
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