giovedì 11 novembre 2010

Si sono superati i 300 mln di disoccupati nel mondo

Roma - Resta a livello record il numero globale di disoccupati: nel 2010 sono 310 milioni, 30 milioni in più rispetto al periodo antecedente la crisi nel 2007, mentre i salari reali sono diminuiti in media del 4% rispetto ai livelli pre-crisi. Sono i dati che emergono dal rapporto dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) preparato in vista del vertice del G20 che si terrà l'11 e il 12 novembre a Seul. L'Organizzazione stima che per i prossimi dieci anni i paesi del G20 dovranno creare 21 milioni di posti di lavoro all'anno - circa la metà dei 44 milioni necessari a livello mondiale - soltanto per riuscire a compensare l'aumento della popolazione attiva.

Davanti a un "mercato del lavoro fragile", caratterizzato da un persistente elevato livello di disoccupazione, una "stagnazione" della crescita dei posti di lavoro e da una diminuzione dei salari, l'Ilo chiede al Gruppo dei 20 di concentrarsi maggiormente sulle "politiche a favore dell'occupazione produttiva e della crescita ad alta intensità di lavoro". Rispetto al 2009, secondo l'Organizzazione, nel 2010 la disoccupazione è aumentata in 10 paesi del Gruppo dei 20, mentre per 8 paesi è diminuita. (I dati del rapporto sono aggregati secondo tre gruppi: l'Europa, che include Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna; le economie ad alto reddito (esclusa l'Europa), che comprendono Australia, Canada, Corea, Giappone e Stati Uniti; le economie emergenti, che includono Argentina, Brasile, Indonesia, Messico, Russia, Sud Africa e Turchia). In particolare, nei 18 paesi analizzati, nella prima metà del 2010 i disoccupati ammontavano a 70 milioni (15,5 milioni in Europa, 22 milioni nelle altre economie ad alto reddito e 32,5 milioni nelle economie emergenti). Il tasso di disoccupazione nei paesi del G20, secondo il rapporto, varia dal 25 al 5%, con una mediana del 7,8%. A metà 2010, la disoccupazione era superiore del 70% rispetto al suo livello pre-crisi nelle economie ad alto reddito (esclusa l'Europa) e del 30% in Europa.
In tutti i paesi, inoltre, la disoccupazione è aumentata di più per gli uomini che per le donne mentre nei paesi del G20 la disoccupazione giovanile è in media due volte più elevata rispetto alla disoccupazione totale e si attesta intorno al 19%. La crisi, rileva ancora l'Ilo, «ha accelerato il cambiamento strutturale in tutte le economie, con una significativa diminuzione dell'occupazione manifatturiera, la cui quota sull'occupazione totale si è ridotta dell'1,5-3%. Anche l'occupazione edilizia è diminuita nella maggior parte dei paesi». Si registra una riduzione della partecipazione della forza lavoro maschile in tutte le regioni, mentre in Europa e nelle economie emergenti è aumentata la partecipazione femminile.
La maggior parte delle economie emergenti, spiega il rapporto, ha registrato nel 2010 un aumento dell'occupazione e una diminuzione della disoccupazione. Nonostante nell'anno in corso vi sia stata una crescita positiva dell'occupazione in tutti i paesi del G20, più forte nelle economie emergenti che nelle economie ad alto reddito, il rapporto sottolinea come questa crescita dell'occupazione non sia stata abbastanza forte da far ripartire il mercato del lavoro fermo dall'inizio della crisi economica. «Oggi - sottolinea l'Ilo - le crescenti disuguaglianze di reddito e la debole, se non nulla, crescita dei salari della maggior parte dei lavoratori si traducono fondamentalmente in una domanda aggregata insufficiente e in squilibri nel conto corrente della bilancia dei pagamenti».
«La disoccupazione non è l'unico problema», afferma Rafael Diez de Medina, direttore dell'Ufficio Statistico dell'Ilo, che evidenzia come nelle economie ad alto reddito si sia registrata anche una diminuzione delle ore di lavoro e del tasso di partecipazione della forza lavoro, come anche un significativo aumento dei lavoratori scoraggiati.
«Tutto ciò è abbastanza preoccupante - ha aggiunto Diez de Medina - in quanto si tratta di aspetti che non rientrano nei dati sulla disoccupazione, ma che hanno un importante impatto in termini di coesione sociale. Nel 2010 la sottoccupazione legata alla riduzione dell'orario di lavoro si è stabilizzata, ma rimane elevata in numerosi paesi del G20».
L'Ilo chiede dunque ai paesi del G20 «un maggiore livello di investimenti e di accesso al credito, una più ampia attenzione alle piccole imprese, una graduale espansione della protezione sociale di base in tutti i paesi, una crescita dei salari reali in linea con gli aumenti di produttività e una migliore protezione dei lavoratori a basso reddito attraverso il salario minimo». Il rapporto afferma, infine, «che queste politiche potrebbero condurre in tutti i paesi alla riduzione degli squilibri globali».
(AGI)
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