mercoledì 24 novembre 2010

LA LOTTA HA DATO UN PRIMO RISULTATO


Una lotta che, come tante altre, sfiora la disperazione. Il dramma di circa 700 lavoratori è iniziato un anno fa. Sono i cosiddetti “lavoratori somministrati”. Operai che non fanno un lavoro comodo. Sono operai che lavorano alla cokeria(uno dei reparti più infami dell’ILVA ) a tappare le falle delle porte dei forni dove si distilla il coke, da dove esce gas, a temperature altissime. Non stiamo parlando di “posti ambiti” ma di veri e propri reparti infernali.

Eppure, un gruppo di lavoratori che fino a un anno fa operavano dentro l’ILVA, sono stati messi fuori senza nemmeno accampare la scusa della crisi, perché i dirigenti dell’azienda hanno sostituito quei lavoratori(metalmeccanici), con altri che operano nell’edilizia. Qual’è il trucco messo in campo da Emilio Riva, proprietario del siderurgico più grande d’Europa? I lavoratori somministrati, attraverso agenzia, avrebbero potuto accampare il diritto di essere assunti dopo un certo numero di mesi, mentre facendo fare lo stesso lavoro a una ditta edile (appalto), la possibilità di accampare quel diritto non c’è, perché, appunto, la ditta edile ha i suoi dipendenti.
Nel frattempo, le organizzazioni sindacali FIM, FIOM e UILM nell’estate scorsa hanno chiuso il contratto integrativo, all’interno del quale c’era un generico impegno che in autunno si sarebbe ripresa la trattativa per la loro situazione, cosa che è avvenuta il mese scorso producendo una netta chiusura nei confronti di questi lavoratori, rimandandosi a un successivo incontro il 9 dicembre. C’è da considerare che in tutto questo tempo molti di questi operai hanno trovato altri lavori, mentre un accordo di FIM e UILM con l’azienda spaccava il fronte dei lavoratori, facendone assumere alcuni che avevano raggiunto i termini previsti. Quelli rimasti, insieme alla FIOM, volevano risolvere la questione per tutti. La situazione di chi è rimasto fuori dalla fabbrica era diventata preoccupante. Senza salario, molti di loro si sono trovati sfrattati, senza poter soddisfare i bisogni delle loro famiglie, accampati in case dei genitori. Ecco allora la decisione del gruppo di operai più combattivo, che era anche il più esasperato: occupano un ponte di passaggio proprio di fronte alla direzione dell’ILVA e cinque di loro iniziano lo sciopero della fame.
I prime giorni la stampa locale ha dedicato un solo trafiletto all’iniziativa, mentre le televisioni erano tutte impegnate con il caso Sarah Scazzi, del quale si dovrebbe avere un po più di rispetto. Il quinto giorno la tensione era evidente fra i presidianti, anche perché non si smuoveva niente. La Solidarietà è arrivata da varie parti: dal sindaco e dal presidente della provincia di Taranto, da Rifondazione comunista, Sinistra critica, Slai COBAS e alcuni consiglieri regionali. Sono stati giorni durissimi per questi operai, sotto la pioggia, il vento, le notti insonni.
Alla fine, martedì 23 si aspettava la venuta di Vendola, presidente della regione Puglia, che è arrivato intorno alle 10. Dopo una breve assemblea, Vendola ha riferito di aver avuto un contatto con il proprietario dell’ILVA e che si doveva risentire in mattinata, per affrontare il problema dei “somministrati”, dopo l’esposizione dei risultati su infortuni e ambientalizzazione conseguiti dall’azienda alla presenza della presidente della Confindustria Marcegaglia, dello stesso Vendola e delle autorità cittadine.
Tutti erano in trepidante attesa che Vendola uscisse dall’ILVA. Intanto, due lavoratori in sciopero della fame si sono sentiti male e sono stati portati in Ospedale dal 118. Il nervosismo è salito alle stelle.
Finalmente, intorno alle 14,30 è apparso Vendola e si è formato, sul ponte, un capannello per ascoltare l’esito dell’incontro con i Riva. Le cose dette dal Presidente sono state che l’azienda ha dichiarato di voler riconsiderare le richieste dei lavoratori, sia per coloro che hanno superato i mesi previsti per essere assunti direttamente dall’ILVA, sia per gli altri che stanno al di sotto di quel limite, anticipando l’incontro del 9 al 1° dicembre nella sede della regione.
I lavoratori hanno indetto un’assemblea all’istante dichiarandosi parzialmente soddisfatti dell’impegno assunto da Riva con Vendola, rimandandosi all’incontro che si terrà l’1 del prossimo mese, togliendo anche il presidio dal ponte, ma con un impegno: se non ci saranno risultati concreti si riprende la lotta, e questa volta non autolesionista!
ARTICOLO REDATTO DA SINISTRA CRITICA TARANTO
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