domenica 31 gennaio 2010

Un referendum per sottrarre l'acqua ai privati

In movimento
Si è riunito a Roma il Forum dei movimenti dell'acqua che ha deciso di lanciarsi nell'impresa referendaria contro la legge Ronchi. Obiettivo immediato: una coalizione sociale e comitati promotori a livello locale

di Marco Filippetti
«L’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica deve andare a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%». Potrebbe benissimo essere una richiesta degli industriali italiani al governo Berlusconi. Potrebbe essere. Legittimo interesse imprenditoriale. Ma in realtà è una legge votata dalla Camera dei Deputati il 19 novembre 2009. L'ex decreto Ronchi (oggi legge 20/11/2009 n.166) svende infatti i servizi pubblici ai privati facendo un regalo a quelle società o multinazionali come Acea, Aqualatina o Veolia che da anni rivendicavano più “libertà” economica per la gestione ottimale (per i loro bilanci) dei servizi che dovrebbero essere della collettività come l'acqua ad esempio.
Proprio l'acqua è l'obiettivo del governo e dei suoi amici. La gestione delle reti idriche è un business a cui un buon liberista non può rinunciare. Di fatti la tecnica è sempre la stessa, come per l'energia o le ferrovie. Privatizzare il più possibile e dove ci sono resistenze creare artifici giuridici per esautorare il potere del pubblico. La seconda parte dell'art. 23 bis della Legge 133/2008 prevede infatti «la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011 o la cessione del 40% del pacchetto azionario». Ecco fatto.
Ma a guastare i giochi di governo ed imprenditori, ci si sono messi i cittadini organizzati che non accettano la svendita di un patrimonio comune così importante. Da diversi anni sono sorti su tutto il territorio nazionale dei comitati popolari per bloccare questo scempio. Manifestazioni, proteste, delibere e per ultima un'iniziativa di legge presentata in Parlamento per la ripubblicizzazione delle risorse idriche. Ma oggi il passo è più lungo, l'obbiettivo è più ambizioso. Un referendum che abroghi le leggi che permettono la privatizzazione. In primis l'ex decreto Ronchi.
Il Forum nazionale dei movimenti per l'acqua sta organizzando una serie di incontri per costituire un fronte ampio di appoggio al referendum. Il 20 gennaio si è tenuta la prima assemblea, a cui hanno partecipato diverse realtà sindacali, del mondo cattolico, dei consumatori. Presenti anche l'Italia dei valori, Sinistra Ecologia e Libertà, Sinistra Critica e Federazione della Sinistra. Nell'incontro sono state individuate tre priorità. Innanzitutto i quesiti: uno per abrogare l’art.23bis, uno per abrogare l’art. 150 del Decreto Ambientale 152 e il terzo per abrogare l’art. 154 del Decreto Ambientale 152. Il secondo punto ha riguardato la composizione del comitato promotore. «La discussione ha visto la generalità delle realtà associative presenti esprimersi per sostenere la proposta del Forum italiano dei movimenti per l’acqua di costituire un Comitato Promotore con la presenza delle sole realtà associative e di un Comitato di Sostegno composto dai partiti» dicono dal Forum. Il terzo punto ha riguardato i tempi di avvio. Si sono indicati, come periodo ideale per la raccolta firme, i tre mesi che vanno da metà aprile a metà luglio.
Molto importante anche l'incontro di sabato 30. Al Rialto (un centro sociale nel pieno centro di Roma), si sono incontrati i comitati aderenti al Forum nazionale ed hanno deciso ufficialmente di imbarcasi nell'avventura referendaria. Obiettivo? Allargare più possibile la “coalizione sociale dell'acqua” e soprattutto avere l'ambizione di vincere. Si partirà con la creazione di comitati promotori regionali e territoriali attivando tutte le reti già presenti che hanno portato in Parlamento 406.626 firme per la Legge di iniziativa popolare . Altre date fondamentali il 20 febbraio, dove si incontreranno i movimenti del centro nord e del centro sud ma soprattutto importante sarà la manifestazione nazionale del 20 marzo a Roma. In questi giorni uscirà un appello per costruire un grande corteo di comitati dell'acqua ma non solo. L'ambizione è quella di scendere in piazza per la giustizia climatica ed ambientale. Quindi di poter coinvolgere tutti i soggetti sociali, associativi e cittadini che si oppongono alle grandi opere dannose (inceneritori, turbogas, discariche), o movimenti come i No Tav, i No dal Molin e i No ponte. La partita è grossa, ma solo con le connessioni tra le lotte reali c'è la possibilità di vincerla.
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