sabato 6 marzo 2010

ARTICOLO DISCIOLTO

Dal "Manifesto" del 5 marzo
Intervista di Sara Farolfi a L. Gallino
«Il dado è tratto la Cgil dov'era?»
Il sociologo del lavoro Luciano Gallino stigmatizza i ritardi della politica (il Pd) e del sindacato (la Cgil) nel reagire al duro attacco del governo ai diritti del lavoro e all'articolo 18. Lo sciopero del 12?


«Un parlare d'altro». «C'è stata una sottovalutazione, non c'è
il minimo dubbio, e un grande ritardo nel prendere posizione».
Sottovalutazione e ritardi che il
sociologo torinese, Luciano Gallino, non esita a addebitare a politica e sindacati:
«Stupisce che in tanti scoprano solo ora che quella approvata dal senato è una legge molto grave, lesiva dei diritti dei
lavoratori e dello stesso diritto del lavoro. Si sarebbe dovuto iniziare a protestare, se non due anni fa, almeno quattro mesi fa quando ormai le insidie
della legge erano perfettamente visibili».

Che tipo di risposta richiederebbe oggi un tale livello di offensiva?

Quando una legge c'è, poi sono dolori. Modificarla, impugnarla davanti alla
Corte costituzionale e altre belle cose del genere arrivano post factum, quando ormai il dado è tratto. E anche se, come è possibile, la Corte si
pronunciasse in senso contrario, per mesi e mesi se non per anni decine di migliaia di persone si troveranno di
fronte a un ricatto bello e buono, seppure scritto in bella forma giuridica. Ci si sarebbe dovuti muovere molto prima, erigere una barriera a difesa
come si fece nel 2002. Giuristi del lavoro che hanno a cuore il destino dei lavoratori ne esistono ancora molti per
fortuna, e già un anno fa si erano accorti dove si andava a parare. Chi invece mi pare essere rimasto completamente
assente è il sindacato, per non parlare della politica, del Pd, perchè le proteste in aula o le dichiarazioni di Treu in
commissione - che sono arrivate quando il treno era già partito - lasciano il tempo che trovano.

La Cgil ha convocato uno sciopero, uno sciopero generale per il 12
marzo, sul fisco però.

Che è come parlare d'altro: uno prende una legnata e poi fa uno sciopero per qualcosa di completamente diverso.
Sono anche temi importanti certo ma gli scioperi, le grandi manifestazioni, come fu quella del 2002, sono importanti
quando esprimono una protesta contro una proposta politica, una legge, qualcosa insomma di molto concreto.
Scioperare per fare una proposta temo che pesi molto meno.

La Uil, e cioè la terza
organizzazione sindacale
confederale, seguita a ripetere che l'articolo 18 è salvo...

Formalmente è vero: non è ancora stato affondato, solo che gli è stato tolto il salvagente e quindi potrà nuotare un po' poi andrà a fondo. L'articolo 18 viene
gravemente compromesso perchè per avvalersene bisogna andare davanti a
un giudice e se un lavoratore vi rinuncia al momento di firmare un contratto, buonanotte... Nel 2002 il governo scelse lo scontro frontale, oggi invece ha messo in moto i siluri sottomarini.
Perchè questa legge è una sorta di minaccioso sommergibile, contiene
dozzine di provvedimenti di ogni genere e in mezzo ci sono tre articoli che fanno saltare un bel pezzo di giustizia sul
lavoro.

Nel 2002, l'offensiva fu fermata da una grande mobilitazione del mondo del lavoro. Cosa è cambiato da allora?

Il sindacato si è sostanzialmente indebolito e oso dire che l'asse del sindacato, Cgil compresa - e so che a qualcuno dispiacerà sentirmelo dire - si è spostato verso il centro destra. Perchè
il sindacato ha un asse politico, o si occupa di disuguaglianze o non se ne occupa, o si occupa di contratti collettivi o lascia che slittino verso lidi sconosciuti.
L'archiviazione dell'articolo 18 non è che la punta d'iceberg di una legge che prevede anche che l'ultimo anno di scuola dell'obbligo possa essere fatto in fabbrica. In arrivo c'è poi lo «statuto dei lavori» che sostituirà quello dei lavoratori...
La norma sull'apprendistato è un ritorno indietro di quarant'anni, significa tornare a una specie di avviamento al
lavoro e cioè sottrarre un anno alla formazione. Quanto allo Statuto dei lavori, Sacconi ne parla da anni e visto che ha davanti a sè non dico
un'autostrada ma quasi, procede con la massima speditezza possibile.

Come immagina il futuro, dal
questo punto di vista?

C'è una parte, che è la destra - con le sue ottuse idee neoliberali, con il suo intento di smontare il sindacato - che è la parte vincente, e dall'altra ci sono i remissivi, che stanno diventando i perdenti. Avrei sperato di vedere una Cgil molto più battagliera, come un
tempo è stata, e invece mi pare che anche da quelle parti si tenda sempre più a usare un approccio possibilista anche su leggi di questo tipo. Il futuro
non promette nulla di buono. Per il diritto del lavoro, intendo.
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