lunedì 30 novembre 2009

Bonifica all'ex Ilva di Cornigliano 30 indagati per corruzione


Corruzione, turbativa d'asta e false fatturazioni. Ma anche rifiuti pericolosi, bonifiche incompiute e speculazione edilizia. Dietro l'operazione di ieri della Guardia di finanza relativa alla riconversione industriale delle aree ex Ilva e l'ex oleificio Gaslini di Genova Cornigliano

GLI INDAGATI. Sono 30 gli indagati nell'ambito dell'indagine su corruzione, turbativa d'asta e false fatturazioni, condotta dal pm genovese Francesco Pinto nell'ambito dell'operazione di riconversione industriale che riguarda le aree ex Ilva e l'ex oleificio Gaslini di Genova Cornigliano. I fatti risalgono al 2007 e avvennero sotto la seconda giunta dell'ex sindaco Giuseppe Pericu. Tra gli indagati figurano l'imprenditore delle demolizioni e riconversioni Gino Mamone, titolare della EgoGe srl, l'ex consigliere comunale Ds (e avvocato della famiglia Mamone) Massimo Casagrande, l'ex assessore (area Margherita) dell'attuale giunta comunale Paolo Striano e l'imprenditore Capparelli della ditta Fontessa.
OLTRE MENSOPOLI. A Mamone sono contestati le ipotesi di reato di turbativa d'asta, corruzione e falsa fatturazione. Di corruzione sono indagati Casagrande, Striano (anch'egli consigliere comunale di maggioranza sotto la giunta Pericu) e Capparelli. L'indagine prende le mosse dalla cosiddetta "Mensopoli", l'inchiesta del pm Pinto che portò in carcere tra gli altri anche l'ex braccio destro dell'attuale sindaco di Genova Stefano Francesca e alle dimissioni di due suoi assessori, Massimiliano Morettini e Paolo Striano.

APPALTI TRUCCATI. Secondo gli inquirenti Mamone era a capo di un cartello di imprese che riusciva a spartirsi gli appalti delle conversioni industriali in atto a Cornigliano, come detto nelle aree ex Ilva e ex oleificio Gaslini. In particolare il sostituto procuratore genovese Francesco Pinto starebbe seguendo tre filoni di indagine: la prima, che ha come ipotesi di reato la turbativa d'asta, riguarderebbe le gare per la bonifica delle aree di Cornigliano lasciate libere dalle acciaierie Ilva. Secondo gli investigatori, Mamone sarebbe stato alla guida di un cartello per consentire l'aggiudicazione degli appalti a sue imprese o per darle in subappalto a ditte compiacenti.

BONIFICA E CORRUZIONE. Il secondo filone ipotizza invece il reato di corruzione, per la bonifica dell'ex oleificio Gaslini. Indagati in questa tranche sarebbero Mamone e Michelino Capparelli in concorso con Casagrande e Striano, che nella loro qualità di amministratori comunali fornivano informazioni riservate. Già secondo quanto emergeva dalle intercettazioni dell'inchiesta di Mensopoli, infatti, l'ex assessore Striano, in qualità di componente della Terza commissione per l'Urbanistica, avrebbe agito, secondo l'accusa, nella compravendita tra gli indagati Mamone e Capparelli dell'area ex oleificio Gaslini di Genova. A questa trattativa avrebbe partecipato, dietro ricompense in denaro, anche l'avvocato Massimo Casagrande che insieme a Striano avrebbero agevolato un progetto di Mamone, forse relativo a concessioni edilizie. "È una faccenda che ci preoccupa non poco - spiega Andrea Agostini di Legambiente Genova - La mancata bonifica delle aree ex Ilva è una ferita ancora aperta per la città. Ci risulta che vi siano stoccate 100mila tonnellate di terra altamente tossica mai smaltita, nonostante gli accordi di programma prevedessero lo smaltimento a carico dell'Ilva". Rifiuti pericolosi, bonifiche incompiute e speculazione edilizia: il mix di interessi attorno all'area è di quelli che fanno gola.

SPONSOR FANTASMA. Il terzo filone riguarda invece una serie di false fatture emesse da Mamone e dalle sue ditte per operazioni inesistenti; il ricavato sarebbe servito a sponsorizzare squadre sportive. Le perquisizioni compiute dalla Guardia di Finanza di Genova in varie regioni del centro-nord hanno avuto come obiettivo associazioni sportive dilettantistiche che avrebbero emesso fatture false o gonfiate per sponsorizzazioni, e le sedi delle aziende che le avrebbero utilizzate contabilizzandole, per creare una scorta di soldi in nero. Il giro di denaro secondo i militari supererebbe il milione di euro e l'ipotesi di reato è di violazione fiscale. Secondo quanto si è appreso, le associazioni dilettantistiche, sarebbero principalmente ciclistiche, con sedi soprattutto in Toscana, a Pistoia, Montecatini, Prato e Grosseto. Numerose le aziende del nord Italia che avrebbero utilizzato le fatture false. Perquisizioni sono state condotte a Genova, Savona, Milano, Varese, Monza, Venezia, Torino ed in altre città.

LA REPLICA. "Il mio cliente, che non è mai stato indagato prima, è in condizioni di dimostrare tutto quello che ha fatto. Le sponsorizzazioni sono realmente avvenute ed è tutto documentato. Tra l'altro ci sono le foto col logo sulle magliette dei ciclisti e nella stessa sede della EcoGe ci sono alcuni dei trofei vinti dalla squadra", ha spiegato il legale di Mamone, l'avvocato Andrea Campanile, che per conto del suo assistito ha espresso grande preoccupazione per le ripercussioni che tutta questa vicenda, "che sarà chiarita", potrebbe avere sull'azienda, che occupa 155 dipendenti.
19 giugno 2009
Stampa il post

Nessun commento:

Post più popolari

Capa Rezza (ingrandisci l'immagine)

......................