venerdì 13 luglio 2012

ILVA: GRANDI MANOVRE IN CORSO


A cura di sin. cri. Taranto--------Ne è passato di tempo da quando si attaccava la magistratura tarantina per inerzia verso l’Italsider. Ora la si attacca, in modo più o meno velato, affinché la magistratura non inveisca contro l’ILVA. In che razza di città ci troviamo?

Si è scatenata la canea, ancora una volta, diretta da dirigenti aziendali, seminando paure fra gli operai per una eventuale chiusura dello stabilimento, qualora i magistrati che stanno conducendo un processo contro i Riva, e i massimi dirigenti, per disastro ambientale. Questi falsi amici degli operai scrivono volantini, fanno assemblee “improvvisate”, mandano lettere ai giornali, al sindaco, al Presidente della Repubblica, affinché non ci sia una sentenza troppo pesante che pregiudichi la produzione. La conduzione di questa operazione è ormai palese, al punto che, costoro, non si nascondono più. Basta dare una sbirciata alla lettera pubblicata sui giornali per rendersi conto della grande dimestichezza che hanno nello snocciolare la possibilità di una "perdita di competitività", di "perdere quote di mercato", ecc.
Prima di questa “dotta lettera”, c’era stata una nota del segretario UILM, del 5 u.s. su un quotodiano locale. Riportiamo integralmente il passo: “La magistratura… non ha certo bisogno di ‘consigli’ nel prendere le decisioni relative all’inchiesta sull’ILVA, ma ci permettiamo di ricordare che occorre, in questa vicenda, una riflessione attenta, una valutazione approfondita della situazione rispetto all’ILVA e alla città. La magistratura conosce sia l’una sia l’altra. Scelte drastiche potrebbero creare le premesse per situazioni difficilmente controllabili, situazioni drammatiche per i lavoratori”. Insomma, per Talò, se i magistrati fanno il loro lavoro con scrupolo (lo dice lui stesso che il lavoro lo fanno bene), ci potrebbero essere gravi conseguenze. Allora, segretario, dillo chiaro: magistrati non avete bisogno di consigli ma… è meglio che non facciate niente, così stiamo tutti più tranquilli! La famiglia Riva non si è risparmiata nel drammatizzare la vicenda. Dimissioni a catena dei massimi responsabili aziendali e, in fine, le dimissioni del Presidente del C. d. A., Nicola Riva. A cosa possono servire queste dimissioni? L’ipotesi più probabile è che tentino di "mettere in sicurezza" lo stabilimento, da eventuali condanne pesanti e che potrebbero far aprire una crisi devastante per la conduzione dello stabilimento. Non è un caso che, alle dimissioni del signor Capogrosso, Riva ha provveduto alla sua sostituzione col direttore dell’area ghisa e il signor Nicola Riva, l’ha sostituito con l’ex Prefetto Ferrante, il tutto alla velocità della luce. Si è vista raramente una sostituzione così rapida di dirigenti, del massimo livello. Per questo pensiamo che fosse da qualche tempo che ci stavano pensando. Insomma, i Riva, e i suoi più stretti collaboratori, si stanno preparando a una, eventuale, pesante condanna. Ma, da questo a ipotizzare che i magistrati chiudano l’ILVA ce ne passa. L’ILVA ha appena concluso un contratto per la produzione di 20.000 tubi? E con questi chiari di luna... Non crediamo che qualcuno possa assumersi la responsabilità di chiudere qualcosa. Di fronte a prescrizioni restrittive che i magistrati potrebbero prendere verso pezzi di impianti più nocivi, Riva potrebbe fare quello che fece quando la magistratura gli ordinò di aumentare le ore di cottura del cok alle 4 batterie dalla 3 alla 6: prese lui l’iniziativa di chiuderle e non fu l’allora sindaco Di Bello, a farle chiudere, come ricordano in molti. Vorrei ricordare, agli smemorati, soprattutto a quei dirigenti che oggi soffiano sul fuoco, che anche i Parchi Minerali furono sequestrati dal giudice Sebastio, ma fu concesso a Riva di continuare a produrre, con l’impegno di apportare quelle modifiche, atte a ridurre la polverosità, mai avvenute. Successivamente, i parchi, furono dissequestrati. Ecco perché riteniamo che un eventuale sequestro degli impianti, non significhi automaticamente chiusura ma, eventualmente, saranno indicate prescrizioni che l’ILVA dovrà mettere in pratica. E il patron, questo lo sa bene. Allora, perché questa drammatizzazione? Secondo noi serve, eventualmente, a scaricare le responsabilità sui magistrati, in oltre a far pressione sui politici e sui sindacati (come sta avvenendo), i quali pressati da varie parti sollecitino i governi regionale e nazionale a “sussurrare” ai magistrati di “non mettere troppo in difficoltà il povero Riva”. A questo punto, un appello agli operai lo vogliamo fare, i quali vengono sottoposti a violente pressioni e ricatti da tutte le parti. Non affidatevi ai capi che si spacciano per vostri amici e che dicono di fare il vostro interesse. Gli unici che possono fare i vostri interessi siete voi stessi.
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