lunedì 14 marzo 2011

A Roma con Casini sono distinguo e punture di spillo ma...

A Roma con Casini sono distinguo e punture di spillo ma in Puglia i centristi votano il piano di rientro sanitario. Quello che taglia 2200 posti di letto e favorisce la sanità privata; Salvatore Cannavò (da lettera43.it) Da quando il Pd ha lanciato l'ipotesi di una "santa alleanza" per battere Berlusconi, un'alleanza che comprenda tutte le opposizioni, da Nichi Vendola a Gianfranco Fini, il tema dei rapporti tra il governatore pugliese e il Terzo polo ha un interesse particolare. Ma quello che balza agli occhi è che se fosse per Vendola il problema non si porrebbe nemmeno visto che da parte sua la disponibilità a un'intesa, per lo meno con Casini e con l'Udc, non solo è stata espressa da tempo ma addirittura praticata in Puglia dove il 4 febbraio è stato approvato il piano di rientro sanitario con i voti del partito centrista. centristi accantonati dopo il caso Afghanistan Già in tempi non sospetti fu Vendola, per conto di quella Rifondazione comunista che cercava di far sopravvivere il governo Prodi nella scorsa legislatura, quella dei due voti di vantaggio al Senato, ad aprire all'Udc quando il Professore cadde per la prima volta sul tema della guerra. «Casini è benvenuto, i Dico possono attendere» era il titolo nel 2007 di un'intervista ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera. I DICO E IL RAPPORTO COI CENTRISTI. I Dico erano il progetto di unioni civili messe a punto dal ministro del Welfare Rosy Bindi che evidentemente avrebbero ostacolato qualsiasi rapporto con i centristi (e che infatti furono accantonati dopo la prima crisi, quella sull'Afghanistan). Non a caso, rivolgendosi proprio all'Udc, Vendola offriva i temi di un accordo di governo: «C' è bisogno di offrire governabilità al Paese. E lo si può fare innalzando il livello della discussione pubblica. Siamo d' accordo o no che la politica estera di Prodi e D'Alema è in sintonia con quanto di nuovo accade nel mondo? La vogliamo cambiare o no la legge elettorale?». BIOETICA E IL CANALE PARLAMENTARE. Le questioni più complesse, come la bioetica o il tema delle unioni civili venivano poi risolte così: «Sulle questioni eticamente sensibili meglio scegliere il canale parlamentare, piuttosto che quello del governo. Così si è iperpoliticizzata la questione dei Dico, e la si è ricondotta allo scontro tra maggioranza e opposizione, rendendo più difficile entrare nel merito». Il rientro sanitario e l'alleanza col Terzo polo Questo è quello che si diceva ben quattro anni fa. Oggi le aperture all'Udc sono ancora più concrete e non si basano solo sui retroscena o sulle interviste pubblicate dai quotidiani. Perché Nichi Vendola con l'Udc ha già fatto un accordo concreto in Puglia, dove governa dal 2005 e dove il 4 febbraio è stato votato il piano di rientro sanitario con i voti del partito di Casini. Il quale, va ricordato, alle ultime elezioni regionali si era schierato con un Terzo polo locale rappresentato da Adriana Poli Bortone, oggi senatrice solitaria di un movimento politico chiamato Io Sud. LA VITTORIA CONTRO IL PDL. Una mossa che aveva consentito al leader di Sinistra, ecologia e libertà di vincere contro il Pdl, privato dell'alleanza con una formazione storicamente collocata nel centrodestra. Insomma, Casini una mano a Vendola l'ha già data in occasione delle Regionali. Ora si passa a questioni più scottanti. IL RISCHIO COMMISSARIAMENTO. Il piano di rientro sanitario, infatti, si è reso necessario in Puglia per evitare il commissariamento della Sanità e anche per ottenere 400 milioni di euro dal governo. Una tagliola cui si sono già sottoposti altri governatori regionali, come Marrazzo, e poi Polverini, nel Lazio. E il piano non è proprio una cosa di 'sinistra': prevede infatti la chiusura totale o parziale (di alcuni reparti) di 19 ospedali e il taglio di circa 2.200 posti letto, l'introduzione di 1 euro di ticket anche per chi ne era esente (bassi redditi, pensionati), il blocco del turnover per i prossimi tre anni. I PRIVATI NELLA SANITÀ PUBBBLICA. L'Udc ha colto al volo l'opportunità di aprire, tramite i tagli al servizio pubblico, maggiori spazi alle Case di cura cattoliche private che in Puglia hanno una sponda non indifferente nella Regione come dimostrano i finanziamenti al San Raffaele di don Verzé (60 mila euro di fondi versati solo come prima tranche). L'Udc del resto ha confermato questa tesi dichiarando che l'approvazione del Piano è stata «una boccata d'ossigeno per l'economia pugliese», purché alla «dismissione delle piccole strutture ospedaliere segue la riconversione in poliambulatori e Case della salute e l’avvio del project financing per la realizzazione dei nuovi ospedali». Cioè, l'ingresso dei privati nella sanità pubblica. Una boccata d'ossigeno Ma dietro il provvedimento non si può non vedere anche una vicenda politica più generale. Senza l'approvazione del piano di rientro, l'immagine di Nichi Vendola come buon amministratore sarebbe stata intaccata pesantemente e in generale la stessa giunta pugliese sarebbe entrata in crisi. Lo dimostrano anche le fibrillazioni continue che riguardano il Pd il cui assessore alla Sanità, Tommaso Fiore, prima si è dimesso e poi ha fatto marcia indietro riprendendosi l'incarico sia pure a tempo. ELETTORATO A RISCHIO. Fiore fa parte di una serie di amministratori Pd che pagheranno il prezzo della chiusura degli ospedali visto che quelli da eliminare riguardano in gran parte il proprio elettorato. E così mentre a Roma Casini dice che lui non farà mai parte di un «governo con Vendola», in Puglia accade l'opposto. E mentre Vendola non manca un'occasione per attaccare da sinistra il Pd, nella sua regione accade che è il Pd a soffrire da sinistra per la sua politica di rigore.
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