martedì 3 novembre 2009

Dal caso Fondi a Marrazzo. Quando un click può svelare i segreti

Leggere questo articolo per cominciare a comprendere.

di Antonio Turri*
Che c'entra Marrazzo e le sue storie di sesso con transessuali consumatori incalliti di cocaina, con Fondi e con i casalesi e le 'ndrine della piana di Gioia Tauro li presenti? Quali potrebbero essere le connessioni tra le rumorose dimissioni di Marrazzo da governatore del Lazio e le vicende legate ai latitanti della camorra che si nascondono nel sud pontino, con i trafficanti e gli spacciatori di droga di Fondi e Sperlonga? Perchè alcuni esponenti politici del Governo si sono fortemente esposti per non far sciogliere il comune di Fondi per infiltrazioni mafiose? Perchè un'istituzione prestigiosa del Paese come l'Arma dei Carabinieri si è lasciata trascinare in un pantano fatto di video porno e squallide vicende di ricatti incrociati? Perchè Silvio Berlusconi si trova ad assumere la veste di cointeressato nelle vicende di Fondi e di Marrazzo ? Per provare a comprendere può bastare un click sul computer ed entrare nel sito internet del Mof di Fondi.. All'interno della home page un banner intermittente lancia messaggi del tipo: siamo i piu' grandi d'Europa ...i nostri numeri parlano chiaro...i piu' grandi import-export si rivolgono a noi. Per finire con l'invito: percorri la tua strada con noi. Sempre dal sito del Mof si leggono i numeri (statistiche ferme al 2004) che rendono chiara la reale mole imponente degli affari “legali”. Leggendo quei numeri si percepisce subito che girano tra gli stends milioni e milioni di euro. Sono stati nell'anno 2004 ben 582.441 i veicoli commerciali transitati all'interno del centro agroalimentare,oltre 11.500.000 i quintali di frutta ed ortaggi commercializzati. Ma questi numeri, da soli, non rendono conto del vero business che gira intorno alla città di Fondi. Non solo la frutta che transita direttamente nel Mof viene rivenduta sui mercati di tutta Europa ma vengono effettuate, dentro e fuori dal Mof , a Fondi e dintorni,centinaia di migliaia di operazioni di sola transazione commerciale, di cui nessuna statistica potrà definire i contorni economici. Gran parte della frutta e della verdura consumata da centinaia di milioni di cittadini europei viene commercializzata in quel territorio. E come dire che se mangi una pera o una mela, un'insalata o un' ananas a Trapani, lo stesso mercante e “giri collegati” sono capaci di piazzare i medesimi frutti a Roma a Genova ,Torino e Udine o Firenze ma anche a Berlino a Parigi e ad Amsterdam.
Tanto per capire di cosa parliamo e per dare un'idea dell'argomento si deve dire che gran parte della filiera commerciale della frutta e delle verdura, dall'acquisto sui campi sino al trasporto sui banchi di mercati rionali e supermercati d'Italia e non solo, è da sempre oggetto dell'interesse dei clan mafiosi . La camorra,ad esempio, controlla l'acquisto di tanta parte della frutta fresca prodotta dai nostri contadini , prodotti come le angurie le pesche sono in parte “cosa loro”. La mafia siciliana da sempre è interessata alla filiera commerciale degli agrumi . Tutte le mafie sono interessate all'import-export di frutta esotica. I clan pagano prezzi irrisori ai produttori e rivendono ai grossisti a prezzi elevati. Questo non vuol dire che l'intero mercato dei prodotti della terra sia in mano alle mafie,ma certamente la loro quota di mercato non è minoritaria. Tutt'altro. Nel corso di questi ultimi dieci anni le relazioni della Dia, quelle di diverse Direzioni Distrettuali Antimafia e da ultimo la relazione del Prefetto di Latina Frattasi, hanno avuto modo di interessarsi del Mof di Fondi, non solo per l'attività di infiltrazione dei boss mafiosi nell'ambito delle attività “legali”della commercializzazione e del trasporto su gomma delle tonnellate di prodotti ortofrutticoli sulle strade di tutta Europa ma, anche per quanto attiene il collegato sviluppo dei tipici e lucrosi affari criminali delle mafie nel traffico delle sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, e delle armi. La Cocaina è il vero affare dei boss che da anni controllano Fondi e dintorni,come confermano le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone,cassiere del clan dei casalesi.
Sempre le mafie presenti a Fondi, sia nelle versioni tradizionali:mafia,camorra e 'ndrangheta che in quella autoctona: la quinta mafia, in quest'ultimo decennio hanno avuto un ruolo da protagoniste nel fiorente mercato dell'usura e del reinvestimento dei capitali sporchi, in particolare lungo il litorale laziale e nella Capitale. Sono stati numerosi i sequestri di beni immobili per centinaia di milioni di euro operati dalle Questure di Latina e Roma. Nella Capitale ad un boss della quinta mafia del basso Lazio è stata sequestrata ,tra l'altro, una costosissima villa ai parioli che pare fungesse da ambasciata di rappresentanza per gli affari dei clan a Roma I tempi della vicenda Fondi paiono fortemente connessi a quelli del caso Marrazzo ed hanno pesantemente condizionato in quest'ultimo anno la politica nazionale. Proviamo a ripercorrerli. A settembre del 2008 il prefetto di Latina Frattasi, a seguito delle pesanti minacce ricevute dall'allora Assessore ai lavori pubblici del comune di Fondi Riccardo Izzi e delle indagini sul caso avviate dai Carabinieri di Latina, del Ros e della DDA di Roma, avvia la procedura per l'insediamento di una commissione di accesso che, alcuni mesi dopo, arriva alla conclusione che quell'amministrazione comunale è fortemente condizionata da esponenti di spicco della 'ndrangheta,della camorra e da rappresentanti della mafia autoctona.
Nel febbraio-marzo del 2009 i notabili locali e regionali della politica, legati all'attuale maggioranza di governo, iniziano una forte azione di contestazione che, seppur in forma violenta e fortemente anti istituzionale, è stata riscontrata anche in altri territori del Paese dove si è fatta richiesta di scioglimento per mafia per comuni infiltrati dai clan. Quei comuni, differentemente per quanto avvenuto a Fondi, sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose sia da governi di centro destra che di centro sinistra Dopo inspiegabili mesi di ritardo del governo ad affrontare la vicenda,il ministro dell'interno Maroni, nel Giugno 2009, rispondendo alle richieste delle opposizioni in Parlamento, annuncia di aver fatto proprie le conclusioni del Prefetto di Latina e di aver proposto lo scioglimento per condizionamento mafioso del comune di Fondi. A luglio 2009 il Consiglio dei ministri decide di non decidere e rinvia la discussione sul caso Fondi. L'importanza delle vicende legate al caso Fondi e a quella banca di accumulo dei capitali rappresentata dai boss che condizionavano l'economia e la politica di Fondi e di conseguenza del Mof non è sfuggita sin dal 17 luglio 2009 al presidente della commissione sicurezza della regione Lazio on.Luisa Laurelli che ebbe a dichiarare:”l’inchiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Roma contro il clan Tripodo - Trani a Fondi e l’intervista rilasciata mercoledì scorso dal Colonnello Paolo La Forgia capo centro DIA, al “Sole 24 ore”, rilevano la grave situazione della legalità nel MOF di Fondi”. “Visto che è la Regione ad essere responsabile della nomina del presidente del Mof – prosegue Laurelli - chiedo al Presidente Marrazzo di intervenire, per quanto di sua competenza, e fare chiarezza sulla gestione di tale struttura. La Regione Lazio non può prestare il fianco a situazioni poco chiare e occorre intervenire rapidamente”. Marrazzo, pressato anche da altri esponenti di spicco della sua maggioranza,con inspiegabile ritardo solo ad Agosto 2009 rimuove il presidente del MOF Giuseppe La Rocca sostituendolo con Bruno Placidi.
Il giorno di Ferragosto 2009 il Governo decide per il non scioglimento del Comune di Fondi e rinvia gli atti al Prefetto di Latina per un nuovo esame alla luce delle modifiche legislative apportate dal nuovo pacchetto sicurezza. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, dichiara: "In Consiglio dei Ministri sono intervenuti diversi ministri, hanno fatto notare come nessun componente della giunta e del Consiglio comunale sia stato neppure toccato da un avviso di garanzia. Quindi sembrava strano che si dovesse intervenire con un provvedimento estremo come lo scioglimento".
Sempre ad Agosto 2009 il neo rieletto presidente della provincia di Latina Armando Cusani, ex sindaco di Sperlonga e potente esponente del centro destra pontino attacca violentemente Marrazzo con un comunicato stampa al vetriolo:”Con motivazioni risibili e nel pieno delle festività ferragostane, il governatore della regione Lazio ha rimosso dal suo incarico Giuseppe La Rocca, presidente del Mof di Fondi. La sostituzione di La Rocca con Bruno Placidi, quest’ultimo in passato componente dello staff dell’ex ministro Bianchi in qualità di esperto dei trasporti, ci sembra più un contentino per i Comunisti Italiani in vista delle prossime elezioni dopo la loro defenestrazione dalla giunta Marrazzo, che il posizionamento di un soggetto in grado di dirigere il più grande mercato ortofrutticolo del sud Italia...”. Nel frattempo organi di stampa locali pubblicano le note di alcuni operatori del Mof i quali chiedono che si faccia finalmente chiarezza sulle innumerevoli vicende legate a finanziamenti a società consortili “benedette” da fiumi di soldi pubblici e chiedono conto di 6 milioni di euro stanziati dalla Regione e sui soldi dati alla Imof che gestisce il patrimonio immobiliare del Mof.
Il 18 settembre 2009, Maroni presenta la sua relazione sul caso Fondi e dichiara: "Il comune di Fondi (Latina), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 28 maggio 2006, presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata tali da determinare una alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi e amministrativi e da compromettere il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione, nonché il funzionamento dei servizi, con grave e perdurante pregiudizio per lo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica.” Il 3 ottobre 2009 il sindaco di Fondi e tutti gli assessori si dimettono, ritenendo impossibile continuare a governare in quello che sembrano definire un clima di congiura contro di loro. Venerdi 9 ottobre 2009, il Consiglio dei Ministri decide di non sciogliere Fondi, preferendo le nuove elezioni e dichiarando la situazione risolta con le dimissioni del Sindaco e della Giunta. La conclusione della vicenda pare non lasciare ulteriori strascichi politici ma, sotto la cenere, il fuoco acceso da attori e comparse del caso Fondi non sembra cessare di ardere. E da sotto il fondo del barile il 23 ottobre 2009, tra le storie da basso impero che hanno riempito le pagine politiche e giudiziarie dei giornali in questi ultimi mesi dell'anno, fatti ancora formalmente non collegati, arriva al capolinea la vicenda delle strane frequentazioni del presidente Marrazzo con il mondo dei transessuali di via Gradoli a Roma. Una vicenda di sesso e ricatti inquietante che coinvolge non solo l'uomo Marrazzo e la sua famiglia ma che vede come attori con ruoli non secondari giornali e tv nazionali di famiglia, uomini delle forze dell'ordine e che conduce, attraverso alcuni dei protagonisti, a personaggi comunque legati a quel marasma di situazioni politiche,economiche e sociali che va a contraddistingue l'area geografica del basso Lazio e che da qui condiziona pesantemente l'assetto istituzionale e politico della Capitale.
E' infatti ben conosciuto nel basso Lazio Gianguarino Cafasso, il pusher dei transessuali romani, in contatto con Marrazzo che pare essere stato il confidente dei quattro carabinieri della compagnia Trionfale di Roma i quali sarebbero, a loro volta, gli artefici del goffo ricatto ai danni dell'ormai ex presidente Marrazzo. Gli inquirenti sanno bene che la cocaina è un mercato nel Lazio controllato quasi esclusivamente dalle 'ndrine di Fondi e dai loro alleati del clan dei casalesi. Gianguarino Cafasso, trovato cadavere nel settembre 2009 in una stanza d'albergo a Roma,era nel settore persona conosciuta e usata per la capacità di piazzare grandi quantità di polvere bianca. Cafasso, che ben conosceva le debolezze e le frequentazioni di Marrazzo,sin dal luglio del 2009,in piena bufera sul caso Fondi, tenta di vendere il video hard che dovrà mettere nei guai Marrazzo. Stranamente, in piena guerra dei dossier su escort,veline, e orgie di Stato,quel documento sembra non venire acquistato e reso pubblico. La cosa ha oggettivamente dell'incredibile. Quindi non è illogico sospettare che Marrazzo venisse tenuto sotto continuo ricatto al fine di evitare che sino alla scadenza del suo mandato non accellerasse il ricambio ai vertici del Mof, cosi come richiesto sin dal luglio 2009 dall'on.Luisa Laurelli. Conveniva forse tenere sotto ricatto Marrazzo perchè oltre alle quattro mele marce presenti nell'arma dei carabinieri ,che si erano prestati ad un gioco “più grande di loro”, sarebbero potute emergere responsabilità inconfessabili di mele marce in ambienti di più alto livello interessati a non far comprendere le ragioni alla base delle coperture di cui godono da anni i boss latitanti della camorra nelle città che dal fiume Garigliano, lungo la via Flacca e la Pontina giungono a Roma. Sarà un caso ma anche le mele marce potrebbero essere state commercializzate e fatte fruttare al momento giusto.

* Referente di LIBERA (Associazioni,nomi e numeri contro le mafie) del Lazio
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