lunedì 8 aprile 2013

ILVA, un convegno per la nazionalizzazione


di Andrea Martini 7 aprile 2013

Il 6 aprile, si sono prodotti due fatti di cui certamente non parlerà la grande stampa nazionale ma testimoniano la crescente volontà di

Assemblea Irisbus
dare maggiore spessore alla resistenza delle lavoratrici e dei lavoratori alla crisi e alle operazioni padronali che speculano su di essa. E anche la volontà di costruire convergenze e unità tra la miriade di vertenze disseminate sul territorio il cui limite principale, almeno finora, è stato proprio quello di ignorarsi l’una con l’altra.

Il primo di questi eventi è stata l’assemblea tenutasi il pomeriggio di sabato a Grottaminarda, sede dello stabilimento Irisbus che Marchionne e la Fiat hanno deciso di chiudere circa un anno fa. Lo stabilimento (unico in Italia) produceva autobus per il trasporto pubblico. Nonostante la diffusa necessità di aumentare e rinnovare il parco bus di gran parte delle città del paese, il manager italo-canadese ha pensato bene che questa fabbrica non valesse un centesimo di investimento, ha dismesso il sito e ha spostato la produzione in Francia, gettando così sul lastrico circa 700 famiglie (senza contare quelle dell’indotto) e riaffondando nel sottosviluppo una intera zona (la Valle Ufita) della provincia di Avellino. Tutto ciò, ovviamente, dopo avere intascato ampie sovvenzioni pubbliche al momento della creazione del sito. Di questa assemblea parliamo alla fine di questo articolo.
Poco prima dell’inizio di questa assemblea, al mattino di sabato, nella sala congressi dell’Hotel Delfino di Taranto, si è svolto un interessante e importante incontro promosso dal Forum Diritti Lavoro in collaborazione con la Rete 28 aprile nella Cgil, con l’Unione Sindacale di Base (USB) e con il Comitato No Debito dal titolo “Caso ILVA,. Vogliamo tutto: diritti, nazionalizzazione, risanamento”.

All’incontro nella affollata sala erano presenti più un centinaio di lavoratori dell’ILVA e di cittadine e cittadini di Taranto che hanno seguito e partecipato all’interessante dibattito finalizzato a discutere su come scongiurare quello che è l’obiettivo di governo e padrone: contrapporre diritto al lavoro al diritto alla salute, mettere i lavoratori contro i cittadini, i lavoratori dei diversi reparti (area a caldo, la più inquinante e messa sotto sequestro già da mesi dalla magistratura tarantina) contro quelli dell’area a freddo (ritenuta più compatibile con l’ambiente).

Infatti, il governo, con il decreto legge 207 del 2012 ha annullato le iniziative della magistratura tarantina che ha posto sotto sequestro l’intero reparto a caldo e ne ha bloccato la produzione, rompendo la cappa del sistema di potere instaurato dalla famiglia Riva nella città di Taranto dopo l’acquisizione della fabbrica un tempo a partecipazione statale. I gruppi dirigenti dei sindacati confederali hanno salutato questo decreto legge come una misura utile a garantire il posto di lavoro ai 12.000 dipendenti dell’ILVA. In realtà questo decreto, oltre ad essere una infame autorizzazione a padron Riva di continuare ad inquinare e ad uccidere chi respira le emissioni degli altiforni, è nei fatti anche una copertura alla volontà dell’impresa di proseguire a spremere ancora per qualche anno i dipendenti e l’ambiente tarantino, fino a che gli ormai obsoleti impianti dell’ILVA non saranno più utilizzabili e la fabbrica verrà comunque chiusa.

Durante il convegno, introdotto dall’avvocato Carlo Guglielmi, presidente del Forum Diritti Lavoro, i vari interventi (tra i quali si segnalano quelli di Gaetano Bucci, docente dellUniversità di Bari, di Claudio Argentini, ricercatore dell’Istituto superiore di Sanità, di Mario Agostinelli, ex segretario generale della Cgil lombarda e oggi portavoce dell’associazione “Energiafelice”, di Sergio Bellavita, della Rete 28 aprile, di Fabrizio Tomaselli, dell’USB nazionale, di Francesco Rizzo, coordinatore dell’USB dell’ILVSA) hanno illustrato il carattere anticostituzionale del decreto stesso, oltre a fornire indicazioni sulle soluzioni che potrebbero rendere possibile la conciliazione tra diritto al lavoro e ambiente.

Per tutti gli intervenuti la nazionalizzazione dell’impianto e di tutta la holding oggi proprietà di Riva costituisce la premessa necessaria per qualunque soluzione che salvaguardi insieme lavoro e ambiente.

Peraltro i Riva, debitori per miliardi e miliardi verso la società tarantina e nazionale per i danni causati all’ambiente e alle persone, non dovrebbero poter accampare neanche un presunto diritto ad un indennizzo a fronte dell’esproprio dell’azienda.

Il convegno (che ha visto anche la presenza del fratello di Francesco Zaccaria, il giovane operaio ILVA morto nella cabina della gru quando la fabbrica nel novembre scorso è stata investita da una tromba d’aria) è stato concluso da Franco Russo, a nome degli organizzatori.

Andrea Martini

Irisbus di Grottaminarda (AV), una riuscita assemblea
di Umberto Oreste


L’assemblea del 6 aprile a Grottaminarda in provincia di Avellino, promossa dal Comitato di resistenza operaia della Irisbus e dal Comitato No Debito di Napoli, ha riscosso un grande successo organizzativo e politico. Più di trecento compagne e compagni, provenienti da ogni parte d’Italia, si sono ritrovati a discutere su come estendere il conflitto sociale, riaprire le fabbriche in crisi, creare posti di lavoro.

Già il numero enorme di adesioni all’appello lanciato dagli operai dell’IRISBUS, di comitati di lotta, di personalità della politica e della cultura, di esperienze di sindacalismo conflittuale, preannunciava la riuscita dell’iniziativa. Certo solo alcune delle vertenze aderenti sono state fisicamente presenti, date le difficoltà logistiche ed economiche: impossibile ricordarle tutte: basti citare la Ginori, la RIMaflow, la Marcegaglia Buildtech, la ExEsplanaSud, la Bosh di Bari, la Ergon, i cassaintegrati dell’Alitalia, le aziende partecipate della Regione Campania, gli operai della Fiat di Pomigliano, Termoli, Cassino.

Il dibattito protrattosi per circa quattro ore, con più di trenta interventi da situazioni di lotta, non è riuscito a permettere di intervenire a tutti coloro che lo avrebbero voluto. Ma bisogna sottolineare soprattutto gli aspetti politici dell’iniziativa: tanti lavoratori protagonisti di vertenze diverse hanno avuto la possibilità di incontrarsi, tessere relazioni orizzontali, accordarsi su percorsi comuni. Estremamente positivo l’incontro degli operai con il movimento dei migranti che ha annunciato una mobilitazione di massa a Napoli insieme ai disoccupati, ai precari, agli studenti sui temi del lavoro e del reddito. Dato questo che indica che il conflitto di fabbrica si incontra con il conflitto sociale.

Certo la strada da percorrere non è semplice né breve: la spinta promossa dall’assemblea di Grottaminarda può esaurirsi presto se tutte le componenti aderenti all’appello non costruiscono insieme un percorso di proiezione esterna con una campagna sul rifiuto del fiscal compact e del pagamento del debito, vero nodo della crisi che attraversiamo. L’assemblea si è proposta di approfondire in un tavolo permanente misure concrete per la riapertura dell’Irisbus e delle altre fabbriche in crisi, mettendo in rete progetti ed esperienze.

Nell’immediato tutti hanno convenuto nel sostegno alla manifestazione lanciata dai migranti il 19 aprile sotto la sede del consiglio della regione Campania.


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